Un leone a colazione

Un leone a colazione: emozioni per un inaspettato incontro con il re della savana…

Potrebbe essere il titolo di un libro sul coraggio e sulla forza: della serie “io i leoni li mangio a colazione”…  Pomposo, appariscente, borioso.

Ebbene sì, mi sento talmente tronfio da poter effettivamente dirlo.
A me i leoni fanno un baffo. O al massimo davanti ad un leone già mi lecco i baffi.
Se poi il leone mi capita davanti proprio mentre sto facendo colazione, i baffi li lecco davvero in fretta e in furia perché devo avere anche il tempo di prendere la fotocamera per immortalare quel momento…

Ero con la mia compagna e la mia adorata figlia di 3 anni in un rest camp dell’Addo Elephant National Park.

Ti prego, non cominciamo con la storia “la figlia di 3 anni l’hai portata in mezzo agli elefanti? E a 18 anni allora cosa le farai fare?”.
Sì. L’esperienza che sto per raccontare è adatta ad un pubblico di minorenni anche under 4, ecco!

La prima domanda che dovrebbe venire in mente in realtà dovrebbe essere questa: “ma quindi in un rest camp posso portare anche i bambini?” Assolutamente sì. Se vuoi fare safari con i bambini anche piccolissimi la scelta che ti lascia più libero di scegliere in quale parco farlo è proprio quella di farlo in autonomia con la tua auto. E quindi anche dormire all’interno del parco è assolutamente possibile con i bambini, anche molto piccoli, anche più piccoli della mia. Infatti tanti stranieri da ogni parte del mondo portano sempre tranquillamente la loro famigliola con tutti i componenti, dagli under 1 agli over 75. (Forse no, gli over 75 vanno tranquillamente da soli!).

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Come dici? Italiani invece? Nooo… bambini piccoli italiani pochi, pochissimi, rarissimi. Davvero per portare i bambini piccoli in viaggio credo che per noi italiani ci voglia lo stesso coraggio che dovremmo avere per affrontare un leone a mani nude. Magari a colazione.

L’Addo Elephant National Park è un parco molto grande in Sudafrica, è certamente il parco più importante del sud, in zona malaria free. Quando ho pianificato la mia esperienza pensavo tra me e me “ok, vado in una riserva privata in quella zona, così vediamo un po’ cosa mi raccontano i ranger sugli animali, la vegetazione, faccio dei bei safari sulle loro jeep, mi assicuro di poter vedere i miei felini preferiti e poi me ne vado all’Addo, a fare safari da solo con la mia macchina insieme alla mia famiglia. Con tutto quello che avrò imparato prima, sarà più facile scovare gli animali!!”

Beh… in realtà per me l’esperienza del safari in autonomia è, a livello emozionale, pari a quella della riserva.

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Cioè… come ti sentiresti tu se sei con la tua auto, giri la curva e improvvisamente ti trovi davanti una “mandria” di elefanti che ti passano letteralmente davanti? Adrenalina? Un po’ sì.

E poi quante zebre e kudu che si fermavano davanti a noi a guardarci come a dire “cerchi qualcuno?”. E tu li guardi come a dire “Stai dicendo a me? Beh sì, starei cercando qualche felino… ma già che ci sei tu…” fotoclick-fotoclick-fotoclick.

E come ti sentiresti quando vedi dei cartelli di pericolo (quelli classicamente triangolari a sfondo bianco e bordi rossi) con dentro l’immagine di uno scarabeo a dirti: “Occhio, non li calpestare!”? Stranito? Un po’ sì.

Poi quando vedi questi, che scientificamente si chiamano scarabei stercorari, non essere così piccoli come te li immaginavi e soprattutto quando vedi che “lavoro” fanno sullo sterco degli elefanti, allora sì che capisci perché c’è il cartello di pericolo! E ci sta che resti ancora più stranito…

Ancora, dopo aver visto continuamente cartelli invitarti a non scendere dalla tua auto e ne incontri uno che dice “Qui puoi scendere, ma a tuo rischio e pericolo”, come ti sentiresti? Scendo o non scendo?

Improvvisamente ricordo che i leoni li mangio a colazione e scendo. Fotoclick-fotoclick-fotoclick e da dietro un cespuglio a meno di 4 metri un immenso kudu spunta con le sua corna a spirale… “cerchi qualcuno?”. Ok, torniamo in macchina velocemente e anche con un po’ di adrenalina e al grido di “Ma quanti kudu ci sono laggiù?” Davvero avremmo potuto accarezzare le corna ed esprimere un desiderio, come racconta una tradizione da queste parti… ma chi lo sa…

Emozioni e sensazioni di questo tipo se ne potrebbero raccontare davvero infinite. L’elemento “sorpresa” è una delle peculiarità dei safari in generale, ma quando fai safari da solo, con la tua macchina vale ancora di più.
E poi quella sensazione di assoluta quiete, quando fermi la macchina, spegni anche il motore, abbassi i finestrini per fare un fotoclick ad una antilope che si trova sull’altro versante a 50 metri.

Sai che sarebbe la 75498esima foto che fai ad una antilope, che ne hai fatte anche a distanza di 3 metri, 2 metri, 1 metro… Eppure è così: ti fermi, osservi, respiri, te la godi e… fotoclick!

Passano così le ore e dopo 4 ore pensi “Davvero sono passate 4 ore? Pensavo mezzoretta…”. Anche perché la mia stupenda bambina era ancora lì a dire davanti a qualsiasi animale “papà, forse quello è un facocero?” 

Ok, è il momento di rientrare. Rest Camp. Chalet.
Figo, c’è tutto: cucina, posate, pentole… All’ingresso del rest camp abbiamo preso le cosette per la nostra fondamentale colazione dell’indomani (latte e cereali, rigorosamente).

Vado fuori, c’è una specie di piccolo balcone (anche se siamo ovviamente ad un piano terra), il sole sta “ultimando” il suo tramonto e i colori sono fantastici: fotoclick fotoclick ma poi anche basta… è il momento di godersela nell’assoluta pace. I colori che vanno dal rosso scuro all’arancione chiaro sono straordinari, credo che facciano proprio bene all’umore perché è come sentirsi rinfrancato di trovarsi lì.

Grazie!

Ecco. Gratitudine è un altro sentimento che non sento raccontare a nessuno quando va far safari. Eppure laddove riesci a sentirti un tutt’uno con la natura l’unica sensazione che ti viene è la gratitudine. Di trovarmi qui, ora.

Improvvisamente ROAR!!! Uno. Poi due. Chiaramente due ruggiti di leone.

Ahh… quindi ci sei anche tu!! Non solo elefanti, zebre e kudu!! (e tanti altri che non elenco per esigenza di scorrevolezza del testo: a questo punto della narrazione leggere “scarabeo stercorario” non era bello.)

Due ruggiti, non è vicino. Ma c’è.
L’aneddoto è che Rita che è stata tante volte all’Addo mi aveva detto di non aver mai visto un leone, per cui io non avevo dato molte speranze alla cosa… Però…

In ogni caso due ruggiti non volevano dir nulla. E’ il fotoclick che conta in certi casi.

Nel frattempo sotto la mia finestra si sono avvicinati due bufali, che si vedono ormai davvero poco perché il sole è andato definitivamente giù e il cielo ha ripreso il suo blu scuro pronto per il nero della notte. Però che caos che facevano ruminando! Tra l’altro il bufalo non ti guarda con lo sguardo di chi ti sta chiedendo “cerchi qualcuno?” come le zebre e i kudu, piuttosto con lo sguardo di chi ti sta dicendo “Che c***o guardi?”. Meglio non incrociare lo sguardo, ecco.

Mattina. Sveglia presto che si va per safari!!! Certo che questo chalet ha davvero tutti i confort, nel bagno sia la vasca che la doccia, pensa un po’! Poi cucina con un bel tavolo grande con gli sgabelli, divanetto con tavolino piccolo per relax in attesa di “turnistica” in bagno, diciamola così.

Mentre sto terminando la mia colazione pregustando i miei 5 minuti di “divano-relax” in attesa del mio turno, la mia compagna Laura guardando fuori dalla finestra grida “il leone, il leone!!”. Ora… siccome so che la mia adorabile compagna ha la capacità di prendermi in giro come pochi altri, sapendo lei della storia che avrei voluto vedere il leone in quel parco, non ho mosso un dito e ho continuato a fare colazione.

“C’è il leone!! Davvero!!!”

Quel “davvero” è stata la molla. Non sta scherzando, perché lei sa che il bel gioco dura poco. Sbalzo dal mio sgabbellone, prendo la macchina fotografica e mi “catapulto” fuori nel balconcino.

Eccolo!!! Il mio leone a colazione.

Sarà stato a caccia tutta la notte e magari adesso sta cercando un posto dove riposare. Deve essere anche bello grande di età. Avanza col suo “passo felino” (come lo chiamiamo il passo del leone se no?), silenzioso, elegante.

Ancora una volta è sempre il silenzio a lasciarmi quella sensazione di smarrimento iniziale.

E’ tutto così silenzioso. Ancora per un attimo ci godiamo quella scena prima che sparisca definitivamente dalla nostra vista dietro dei cespugli.

Ebbene sì. All’Addo non ho visto leoni durante i miei safari, nonostante le mie ricerche. Ma evidentemente è venuto lui a cercare me passando letteralmente sotto la mia finestra.

Infine forse potrei “girare” il concetto però!

Nel rest camp ho fatto safari anche dalla finestra delle mia camera. A colazione.
Che esperienza fantastica.

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